Siccome detesto i pensieri automatici e le questioni di principio, e rivendico quotidianamente il diritto a posizioni misurate, cioè capaci di dire “troppo” o “troppo poco”, e non sempre e solo “giusto” o “sbagliato”, “bene” e “male” (che non esistono), torno sulla moda e gli animali per segnalare un fenomeno recente, interessante, che fa ben sperare.
Si è scoperto che la produzione di filati d’angora in grande quantità e a basso costo impedisce di trattare i conigli in maniera anche solo vagamente accettabile. Alcuni filmati che mostravano gli allevamenti di conigli d’angora in Cina hanno sollevato un caso presso l’opinione pubblica inglese. Se ne è parlato sui giornali, in tv, nei pub e su facebook. Risultato: tutte le catene hanno sospeso la vendita di capi in angora. Quindi la speranza che il wintouriano «I like fur!» sia spazzato via da considerazioni Etiche ed estetiche assieme, e che i ricchi russi e cinesi vestiti di visone possano a un certo punto sentirsi dei tamarri e non comprarle più, ecco, c’è. Potrebbe anche verificarsi un fenomeno per cui le dimensioni di catene come H&M o Zara facciano da argine alle pratiche più discutibili che il piccolo artigiano col suo fatturato del lusso può ignorare, ma che i giganti devono assolutamente scongiurare a difesa del marchio.
(grazie a Barbara per l’ispirazione)